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Masturbazioni enocerebrali

Per fare il vino ci vuole immaginazione. L’ebbe il marchese Mario Incisa della Rocchetta, sfidando la realtà di un territorio storicamente e tradizionalmente avulso da certo tipo di pratiche vitivinicole, per cavalcare un suo personale sogno fino al punto di realizzarlo.
Era un uomo ricco e aveva le risorse necessarie, ma come i più grandi mecenati della storia, scelse di destinarle per coltivare la bellezza dando vita ad un capolavoro oltre un suo capriccio bordolese. Ha immaginato la bellezza. L’ha materializzata in un vino. Il Sassicaia.


E immaginazione ci vuole per berlo un vino, perché al di là di aspetti puramente tecnici legati alla degustazione, il vino di fatto è un transfert, agisce sull’inconscio portandoci altrove, in una dimensione spazio temporale che è solo nostra, o anche di qualcun altro, nell’ipotesi in cui si scelga di condividerla.

È quanto mi accingo a fare in questa breve riflessione, che prende le mosse da una serata conviviale trascorsa con amici in uno storico ristorante fiorentino, la Trattoria da Burde, contesto in cui i protagonisti sono stati gli straordinari vini della Tenuta San Guido affiancati dalla schietta cucina toscana di Paolo Gori. Immaginazione, si diceva, la possibilità di evocare un quadro che è personalissimo e per niente oggettivo ma che percorrendo la via della metafora crea uno scenario e con esso produce un’emozione. Parlerò di emozioni, si mettano dunque l’anima i pace i degustatori e i tecnici, ai quali consiglio di risparmiarsi i 3 minuti e mezzo necessari alla lettura di questo breve articolo, tornando ad occuparsi di estratto secco, tannini levigati, macerazioni, fermentazioni, acidi e ogni sorta di altro loro interesse da segaioli tradizionali. Qui la masturbazione è di altro livello, vi dimostrerò perché, avvalendomi dell’alto e nobile concetto di “passaporta” ed Harry Potter, eroe di più mondi, mi tornerebbe utilissimo allo scopo.

“Le Difese” Toscana IGT 2013 

Una sera di tarda estate, un tramonto poco rigoroso, un gruppo di amici, tre maschi, giovani forse, adulti quanto conviene, due donne, felici senz’altro, vibranti quanto basta. Pare che non ci siano rapporti sentimentali tra loro, forse in passato c’è stato del sesso ma difficile a dirsi e poco importa. Sembra ora che siano solo cinque amici che tornano a casa, in macchina, insieme dopo un’imprecisata avventura.
Nell’abitacolo l’aroma della frutta comprata da un contadino accampato con il suo barroccio lungo la statale, mescolato all’essenza dolce di crema per il corpo e di tabacco da sigaretta. Tornano. Alle spalle il calore del sole assorbito dalla terra, difronte la freschezza della notte, difesi da un’immediata e semplice consapevolezza, andare. 

“Le difese” è un vino con una tensione giovanile spensierata ma armonica, il tenore alcolico è sostenuto da una piacevole freschezza, con profumi gradevoli e garbati che richiamano frutta rossa sana appena colta, speziature dolci ed eleganti. Con una solida struttura maschile, per quanto giovane e guizzi di innata piacevolezza femminile. 


“Guidalberto” Toscana IGT 2012 

Sono estremamente vicine alla concezione di momento perfetto queste mattine d’inverno quando ancora fuori la nebbia detta regole incerte che si dissiperanno forse con l’arrivo del giorno pieno. L’aroma del cacao e quello del caffè pervadono l’elegante casa colonica di campagna. Loretta ha preparato uno dei suoi cavalli di battaglia, la torta al cioccolato e l’occasione è speciale davvero, in effetti. Mario torna. E’ in viaggio da tanto tempo e Paride bevendo il caffè fumante e caldissimo, pensa sorridente a quel suo fratello un po’ matto, forse solo creativo, indicibilmente amato, con la smania del commercio dei sigari toscani a Cuba. Mario torna e porterà con sé la fatale donna di turno, vestita con uno di quei costosi abiti viola alla moda. C’è da tirare fuori il servito buono di porcellana inglese e quella tovaglia di lino prezioso che gli piace tanto. Mario torna, il cioccolato lo dice. 

“Guidalberto” ha l’equilibrio e la perfezione di un edificio rigoroso ed elegante, ha l’ingresso invitante e accogliente di una sobria hall con divani color porpora; i tannini compatti come una bella tela di lino fine e quei suoi profumi di spezie dolci, tabacco e more di rovo alimentano la sua persistenza a lungo, come in un bel viaggio, anche, e soprattutto, mentale. 


“Sassicaia” Bolgheri Sassicaia DOC 2012 

Le gite a Firenze erano per Pietro, allora poco più che dodicenne, un’esperienza dal carattere quasi sacrale. Camminava al fianco della madre, tenendole la mano, e durante il tragitto dalla stazione dei treni alla piazza del “biancone”, immaginava di lasciare dietro di sé la scia del profumo inconfondibile di quella donna. Si voltava di tanto in tanto ad osservarla, algida ed eretta come una colonna dorica, avvolta in quel cappotto elegante con la stola di volpe nordica mentre conduceva se stessa e il figlioletto diafano nel caffè più signorile della città. Sua madre era l’essere femminile più bello che Pietro avesse, e avrebbe, mai visto. Era un incedere regale il suo, il blu del suo sangue era poco più che un azzurrino flebile se paragonato a quello totale dei suoi occhi. E quando difronte alla vetrina dei dolci del caffè Rivoire lei gli diceva “scegli quello che vuoi”, Pietro rispondeva sempre allo stesso modo “le gelatine al mirtillo”. 

“Sassicaia” è un vino dall’incedere straordinario e nobile, con un corredo aromatico complesso e profondo, tra cui spiccano i frutti rossi e neri della macchia mediterranea bolgherese. È un vino morbido e setoso, come una donna, immenso ed equilibrato, come una grande donna. Rappresenta la conquista della bellezza attraverso il sogno di un uomo.

Vanessa Gabelli



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